Quelli che saranno i suoi sentimenti li ascolteremo nella Messa di questa domenica. Ma cinque anni di sacerdozio, praticamente coincisi con la storia comune della nostra Unità Pastorale, esigono un momento di grazie. Al Signore, da cui proviene ogni paternità, in ogni sua forma; a lui, a Dio per don Matteo. Il suo mix di semplicità e spontaneità; la fantasia dell’incontro fra la giovinezza esuberante e le iniziative ben calibrate; l’essere giovane e al tempo stesso ‘anziano’ (‘presbitero’, da cui ‘prete’, alla lettera vuol dire proprio questo); l’aver l’umiltà di continuare ad imparare, anche dalla posizione ‘di fronte’ nella quale i preti si trovano; e anche il coraggio di esporsi su fronti nuovi (basti a ricordarcelo lo spessore assunto dalle iniziative estive e il lavoro costante a fianco dei giovani animatori), mettendoci la faccia.

Nel momento in cui le cose della nostra chiesa diocesana lo hanno caricato di non poche altre incombenze e servizi, noi siamo lieti di poterlo annoverare fra quelli ‘di casa’. E al tempo stesso, gli auguriamo che dovunque lo condurrà l’obbedienza e il servizio gioioso al Vangelo, egli possa conservare noi nel suo cuore, noi che abbiamo goduto delle primizie del suo sacerdozio e che siamo stati i suoi primi ‘figli’ e ‘fratelli’.

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